• Alopecia Androgenetica: cosa c’è di nuovo?

    Alopecia Androgenetica: cosa c’è di nuovo?

    Una delle domande che mi vengono poste con maggior frequenza è: “Dottoressa, c’è qualche novità in terapia”?
    Chiariamo subito che il termine novità non sempre va a braccetto con il termine efficacia, anzi. Qui negli USA  l’approvazione di nuovi farmaci o nuove metodiche deve passare per le forche caudine dell’FDA per dimostrare una reale efficacia. Se questa non è più che certa, l’autorizzazione viene negata. La Food & Drug Administration è il VAR che esamina ogni aspetto delle proposte per nuove terapie. Per essere approvate DEVONO essere efficaci oltre che sicure.
    Ciò non esclude che molte molecole non siano in fase di studio, ahimè non breve, ma di qui all’introduzione in terapia ne passerà del tempo.
    Un esempio?

    Si tratta di un antiandrogeno, il cortexolone 17-alfa propionato che in soluzione al 5% è oggetto di studio nell’alopecia androgenetica, trattandosi di un potente e selettivo antiandrogeno che compete con il recettore follicolare del DHT. Questa molecola deriva da studi nell’acne dove, applicata due volte al giorno alla percentuale dell’1% ha fornito i migliori risultati preliminari.

    Ancora:

    L’acquolina in bocca c’è ma: l’esordio della relazione di Ken Washenik ha gelato l’auditorium: “very bad news for you”! Ha iniziato sottolineando come i due perni terapeutici dell’Alopecia Androgenetica siano tuttora validi e sicuri, il Minoxidil da 30 anni e la Finasteride da 20. Ha fatto una breve review sul Bimatoprost, i cui risultati in fase 2 non hanno dimostrato sufficiente efficacia per poter passare alla fase 3 e ha citato il Setipirant, un potente antagonista, se assunto per bocca, della Prostaglandina D2, che inibisce la crescita del capello.

    Ultimo ma non ultimo, un cavallo di battaglia di mio marito, il Dott. Sarchi: la Sindrome post-Finasteride, ovvero la dichiarata persistenza di effetti collaterali anche dopo la sospensione del farmaco, al punto da indurre la nascita della “Post-Finasteride Sindrome Foundation”!!!!!!!
    Washenik ha ribadito l’assoluta sicurezza del farmaco e il purtroppo frequente aumento nella popolazione maschile della disfunzione erettile, l’unica vera imputata dei disturbi.
    A sostegno ulteriore di ciò ha riportato un lavoro di Tosti- Shapiro-Bergfeld, autorità universalmente riconosciute sull’argomento, proprio sulla sindrome post-Finasteride: ebbene, l’incidenza dei disturbi erettili è risultata maggiore nel gruppo placebo!!! Come dire:
    hai più probabilità di manifestare questi disturbi se bevi un bicchier d’acqua piuttosto che se assumi Finasteride. Ci sono diversi articoli sull’argomento su questo sito. Invito i miei lettori a rileggerli. In campo tricologico la “vecchia” terapia è come la vecchia gallina: fa sempre
    buon brodo. Non raramente le spacciate novità sono un bel fumo negli occhi…

     

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